I dati sull’incremento esponenziale della popolazione anziana non autosufficiente e sulle difficoltà causate dalle deboli risposte delle politiche pubbliche occupano ormai intere biblioteche. Ancor più significativa, però, è l’esperienza di ognuno: se non siete un anziano non autosufficiente o un suo parente, o se nessuna persona vicina a voi lo è, smettete di leggere l’articolo. Se siete rimasti in tanti a seguire queste righe il motivo è molto semplice: questa è una questione centrale.
Nel primo decennio del secolo, gli esperti concordavano sulle fasce di popolazione che – trascurate fino a quel momento dal welfare pubblico – necessitavano di specifiche riforme di protezione sociale: disoccupati, poveri, famiglie con figli e anziani non autosufficienti. Da allora, sono state incrementate le tutele in caso di disoccupazione, per il contrasto alla povertà e per il sostegno economico alle famiglie con figli . All’appello manca solo la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Questi ultimi, in seguito all’irrompere del Covid-19, si sono drammaticamente trovati al centro della scena e la loro condizione ha suscitato, nei media e nella società, un interesse senza precedenti nella storia del nostro Paese. L’inedita attenzione permetterà di superare, finalmente, la storica indifferenza della politica nazionale?
Non serve né una generica normativa quadro colma di principi generali condivisibili, ma priva degli strumenti per tradurli in pratica, né una legge di bandiera, con un micro-intervento presentato come “un primo segno di attenzione”. La riforma, invece, dovrebbe contenere un progetto pluriennale fondato sulla definizione di obiettivi precisi, accompagnati da indicazioni puntuali su come raggiungerli, dotato di finanziamenti adeguati e da seguire attraverso un robusto sistema di monitoraggio. Inoltre, la riforma dovrebbe leggere i tanti volti della non autosufficienza e promuovere, pertanto, un pacchetto di risposte differenziate: l’inserimento in strutture residenziali, gli interventi domiciliari, i centri diurni. Quasi sempre, invece, le famiglie avrebbero bisogno di un operatore qualificato al quale poter chiedere informazioni e consigli.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)