Il settore sociosanitario e sociale italiano per la Long-Term Care (LTC) si caratterizza storicamente per l’assenza di un modello definito e organico a livello nazionale. La frammentazione e l’eterogeneità territoriale sono diventate, in questo modo, due caratteristiche distintive del settore. Il quadro normativo di riferimento è variegato e frammentato in modo che gli interventi, ad oggi, non sono riuniti né tantomeno ricompresi in una cornice comune nemmeno a livello regionale. Tuttavia le Regioni restano a oggi il punto di riferimento principale per le regole e le linee di sviluppo del settore LTC, per lo meno in una prospettiva di welfare pubblico.
Tolto INPS, le Regioni continuano a essere i principali pagatori dei servizi (con le quote sanitarie da SSR, i fondi sociali, i fondi non autosufficienza regionali e altre forme di integrazione alla spesa) e regolatori di riferimento per quello che riguarda le componenti sanitarie, sociosanitarie e sociali della LTC. Inoltre, il bacino territoriale regionale è quello a cui gestori (e utenti) guardano per la definizione delle regole di funzionamento e le modalità di accesso ai servizi. Analizzare le politiche regionali diventa allora cruciale sia per comprendere quali sono i principali. Nell’ambito dell’Osservatorio Long Term Care del CERGAS SDA Bocconi supportato da Essity Italia, nel 2019 si è dedicata una linea di attività all’analisi delle politiche regionali. Gli esiti di dettaglio dell’analisi sono stati pubblicati nel rapporto annuale dell’Osservatorio (Il futuro del settore LTC: prospettive dei servizi, dai gestori e dalla policy regionali, Egea, Milano).
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)