L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie cronico-degenerative che ne deriva, rappresentano un problema per la Sanità Pubblica. All’avanzare dell’età si accompagna un progressivo aumento di cronicità come cardiopatie, ictus, tumori, diabete, malattie dell’apparato respiratorio, mentali, muscolo scheletriche, dell’apparato gastro-intestinale, della vista, dell’udito e genetiche. L’attuale scenario della Sanità Pubblica italiana evidenzia chiaramente enormi ostacoli da superare, sia in termini di risorse economiche che di personale.
La Prevenzione e le metodologie di educazione terapeutica possono realizzare nuovi percorsi di diagnosi, cura e assistenza. Alla diffusione delle malattie croniche concorrono spesso fattori di rischio come una non corretta alimentazione, abuso di alcool, consumo di tabacco, scarsa attività fisica, che durante la fase di malattia possono risultare dei seri aggravanti. Il paziente cronico non può raggiungere una completa guarigione, ma cercare una stabilizzazione o un miglioramento delle proprie condizioni. Una rete integrata di servizi contrasta la frammentazione delle attività cliniche e pareri discordanti, legati anche alla presenza di più malattie croniche nella stessa persona, e la moltiplicazione degli esami diagnostici e delle terapie.
L’attività di educazione terapeutica, parte integrante del percorso di cura, si avvia con un momento di espressione e acquisizione delle conoscenze del paziente rispetto alla propria malattia. Fondamentale la massima considerazione e vicinanza del medico al paziente e alla sua malattia, per aiutarlo ad acquisire e mettere in pratica dei comportamenti favorevoli per la sua salute. L’attività di diagnosi educativa, presuppone un’accurata raccolta di notizie specifiche per ciascun paziente, che tengano conto della sua individualità. Per essere efficace deve essere basata sulla convinzione che il paziente diventi un esperto nella gestione della sua malattia con la comprensione delle proposte cliniche previste e le decisioni terapeutiche da adottare.
In pratica, si tratta di un vero e proprio accordo tra curante e paziente, con chiari termini rispetto al ruolo di ciascuno (medico, équipe di assistenza e paziente); alla partecipazione attiva del paziente nella sua educazione terapeutica e nella gestione del suo trattamento; alle esperienze da condurre insieme per rafforzare le competenze del paziente ed egualmente quelle del medico, nel suo ruolo di curante educativo. Il lavoro di condivisione delle informazioni, raccolte nel corso degli incontri, si può realizzare sulla base di diversi strumenti, quali riunioni di sintesi, cartelle condivise, supporti professionali specifici, dossier portato dal paziente, ecc.
In questo quadro occorre valorizzare gli aspetti della comunicazione bi-direzionale e relazionale per un ottimale rapporto con il paziente ed i suoi familiari. Una specifica attenzione alla comunicazione interna è senz’altro utile a favorire il processo di integrazione e condivisione, per una “messa in rete” dei servizi sanitari e sociali e per rispondere nel modo migliore ai molteplici bisogni dei pazienti. Al contempo il ruolo della comunicazione esterna favorirà il livello di informazione, anche in rapporto alla dimensione sociale delle malattie croniche.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)