Una serie notevole di studi popola il panorama scientifico degli ultimi anni e riguarda lo studio degli effetti dell’alimentazione sull’invecchiamento. Si stima, infatti, che le vittime provocate dalla cattiva alimentazione siano più di quelle causate da droga, fumo e alcol messi insieme.
Due iniziative di prestigio sono state avviate in Italia su questo tema. La prima riguarda la nascita di un ente scientifico per identificare i nutrienti che hanno maggiore impatto sulla longevità e sulla salute della popolazione. Si chiama Istituto Italiano per la Salute Globale ed è stato promosso dal Mario Negri di Milano e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. I ricercatori saranno impegnati nello studio dei fattori che incidono sull’invecchiamento in salute della popolazione, partendo dalla mappatura dell’Italia e incentrando l’analisi sulle differenze dei determinanti dal punto di vista, genetico, biologico, molecolare, epidemiologico e ambientale.
In una fase successiva si proietteranno i risultati sulla realtà internazionale, con particolare attenzione alla realtà del Giappone: analoga a noi per livelli di longevità ma con abitudini alimentari molto diverse dalle nostre. Saranno avviati anche progetti di ricerca sui modelli alimentari. Si è appurato infatti che le sostanze contenute negli alimenti più comuni e meno costosi, consumati dai più poveri, incidono sulla loro possibilità di ammalarsi. Saranno sviluppati inoltre modelli di predizione e valutazione dell’impatto di sistemi alimentari sostenibili sul cambiamento climatico e la ricerca sulle abitudini alimentari su scala globale. Su questi temi infatti entra in gioco anche la sostenibilità ambientale perché, per alimentare 9 miliardi di persone che fra 30 anni popoleranno il mondo, si rischia di compromette la biodiversità, inquinando e consumando più suolo e acqua di quanto la terra e i mari possano sopportare.
Un altro progetto riguarda l'impatto del cibo sulla salute nelle fasi mature della vita. È nato in Lombardia per creare una piattaforma dati e tecnologie per la realizzazione di functional food destinati ad over 65. Alimenti nuovi, con proprietà, ad esempio, ipoglicemizzanti, antiossidanti o in grado, ad esempio, di contenere il colesterolo. Si tratta del progetto Food NET (Food Social Sensor network), che ha ricevuto circa 3,35 milioni di euro dai Fondi Europei POR FESR 2014-2020. Il prof. Massimo Labra, ricercatore dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e responsabile scientifico del progetto spiega così le esigenze da cui è nato il progetto: “Facendo un’analisi abbiamo scoperto che a Milano gli over 65 sono persone attive, con un importante un ruolo sociale, partecipano alla vita della città e spesso educano i nipoti. Con Food NET ci concentriamo sulla popolazione matura, consapevoli di poter avere delle ricadute indirette anche sui giovani. Ci siamo chiesti se per questo target di popolazione qualcuno avesse mai pensato a creare una dieta ad hoc. Abbiamo delineato questa tipologia di utente sotto il profilo sociale, storico, culturale e dei consumi e abbiamo capito che l’over 65 milanese vuole comprare alimenti che facciano bene alla sua salute, che lo aiutino nello sport, nell’attività fisica, a mantenere una buona muscolatura o una buona memoria”. Come intervenire per aiutare questa fascia di popolazione? Il progetto è ora nella fase in cui dei cibi “tarati” per gli over 65, devono essere verificati per i loro effetti sulla salute di un gruppo di volontari. I ricercatori misureranno alcuni parametri biologici e faranno dei test neuro-cognitivi per capire come il campione si sente nel consumarli. Altra particolarità del progetto è che ha attivato sul territorio, anche su stimolo della Regione Lombardia, una proficua collaborazione tra aziende, università, centri di ricerca che hanno scoperto di avere delle competenze complementari. Le università, in particolare, grazie alla collaborazione con le imprese, hanno potuto avere un osservatorio privilegiato sul mondo degli over 65 indispensabile affinché la ricerca abbia ricadute reali e concrete.