Oggi, nell’era post-legge Bisaglia, il verbo “legare” è sparito dal vocabolario dei malati con problemi psichici. Si parla di “contenzione”, che è più o meno la stessa cosa. Ma il difensore civico del Piemonte, Augusto Fierro, in una relazione di due anni fa venuta fuori solo adesso, in 50 pagine spiega che in 263 Rsa della Regione si usano ancora “mezzi di contenzione”, intendendo una serie di strumenti come i fantasmini (ovvero una specie di lenzuolo che ti inchioda sul materasso) e le fasce. Ora, è vero che il numero delle residenze per anziani e malati non autosufficienti che lo adoperano (i dati sono soltanto regionali) è meno della metà delle Rsa che operano sul territorio. Ma i dati non sono significativi, perché su 620 Rsa esistenti soltanto 430 hanno risposto alla lettera di richiesta di informazioni.
Alla base di queste scelte ci sarebbe il problema della mancanza di personale, questione che va a braccetto con quella dei costi e dei finanziamenti. Il tema è così dibattuto che Michele Assandri, il presidente di Anaste, l'associazione nazionale delle strutture per la terza età dice: “Questa è una situazione che da anni rappresentiamo alla Regione Piemonte, senza che si muova foglia”. Vale a dire: certe cose le sanno tutti quelli che le devono sapere. E la spiegazione del perché accade tutto questo eccola qui, ancora per bocca di Assandri: “La Regione riconosce alle strutture 42 euro al giorno per anziano. Quella cifra comprende: 22 minuti di assistenza infermieristica, 80 minuti di assistenza tutelare, 6 minuti di assistenza fisioterapica, 2 minuti di animazione al gioco”. Finito il denaro i malati vanno obbligati al letto “per la loro sicurezza”. Fierro, però, va per la sua strada e cita Trieste come esempio di territorio che ha abolito le “costrizioni”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)