Secondo una ricerca compiuta da Università di Bologna e Cnr su 24 centenari (età tra i 105 e 110 anni) e pubblicata su «Current Biology», il segreto della longevità è nella popolazione batterica intestinale «Il microbiota intestinale (l’insieme di microrganismi che abitano il nostro intestino) ha un grandissimo effetto sulla salute, dalla nascita all’invecchiamento - spiega Elena Biagi, biotecnologa molecolare dell’Università di Bologna - Le persone molto longeve sono considerate un esempio di invecchiamento in salute riguardo alle malattie cardiovascolari, al diabete e alle sindromi metaboliche. Noi abbiamo cercato di vedere cosa accade nel microbiota degli ultracentenari e abbiamo individuato batteri che in alcuni di loro tendono ad aumentare, quando invece normalmente la tendenza è il contrario. Ora non sappiamo se fossero così anche da giovani, ma questo ci dà un’idea di come possa procedere l’invecchiamento, prolungando l’età». Specifica Marco Severgnini, ricercatore dell’Itb-Cnr. «Il microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di una parallela proliferazione di microrganismi anti-infiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’epitelio intestinale, come Bifidobacterium e Akkermansia». Nei semisupercentenari inoltre è stato rilevato un aumento di batteri della famiglia Christensenellaceae, gruppo batterico associato a un buon stato di salute. Nello studio si ipotizza che la presenza più consistente di quest’ultima famiglia di batteri, in concomitanza con l’aumento di bifidobatteri e Akkermansia, costituisca una sorta di firma presente nel microbiota intestinale di soggetti particolarmente longevi. Prosegue Elena Biagi «Sarebbe interessante isolare e studiare i singoli batteri e tentare di proporre prodotti probiotici che favoriscano l’invecchiamento in salute. L’idea sarebbe di studiare un tipo di integratore specifico per l’anziano, secondo i principi della medicina personalizzata». Anche se non sono batteri facili da coltivare in laboratorio. Ma in prospettiva ci potrebbe essere la possibilità «... di isolare i propri batteri probiotici per poi conservarli attraverso la liofilizzazione e usarli al bisogno, per esempio quando l’età avanza».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)