Dagli ultimi dati, pubblicati su Annals of Internal Medicine che arrivano da uno studio internazionale dell’Università del Michigan (Usa), risulta che lo screening per il cancro della prostata basato sul valore Psa può ridurne la mortalità tra il 25 e il 32%. E’ stato molto lungo l’iter per capire se il valore del Psa fosse valido per effettuare gli screening ma, come suggerisce Riccardo Valdagni, direttore del Programma Prostata dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano, pur non essendo ideale, usato con criterio funziona. Grazie alla sorveglianza attiva che viene esercitata si sono salvate molte vite. Sono dieci anni che è partito uno studio internazionale molto ampio, Prias - Prostate Cancer Research International Active Surveillance, che ha arruolato 7mila pazienti. In Italia è attivo su 13 centri e segue circa 1000 pazienti lo studio Prias SIUrO Ita, promosso dalla Società Italiana di Urologia Oncologica. Oltre a svolgere il ruolo di sorveglianza attiva sui pazienti, questi studi cercano di individuare biomarcatori che, attraverso l’esame del sangue o delle urine, possano dare informazioni sul tumore, come una specie di biopsia liquida.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)