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Trambusti Barbara

RSA: l’esperienza della regione Toscana

Prospettive Sociali e Sanitarie, 1/2022, 2022, pp.11-12

Il modello di governance toscano è un un modello di tipo pubblico, in coprogettazione con il privato: le Rsa locali sono ormai per l’80% gestite da soggetti privati, ma il governo del sistema è regionale. La presa in carico è pubblica: c’è un’unità di valutazione composta da un’equipe multidisciplinare e multiprofessionale che prende in carico la persona anziana o disabile e predispone un piano personalizzatoche viene poi rivisto nel tempo e attualizzato sulla base delle mutate esigenze della persona. Le Rsa regionali sono medio-piccole, il numero massimo di posti letti è 80.

Sono strutture non molto produttive da un punto di vista economico, tant’è vero che le rette sono abbastanza alte; dal punto di vista della vivibilità sono ambienti buoni anche con il limite della difficoltà in alcuni casi della sostenibilità completa. All’interno della RSA si lavora su moduli: modulo bassa intensità assistenziale, modulo base, modulo Alzheimer, modulo stato vegetativo, modulo riabilitativo, modulo di cure intermedie.Tutto questo riguarda anziani non autosufficienti, perché le persone autosufficienti o parzialmente non autosufficienti non accedono in RSA.

Il modello toscano è culturalmente più domiciliare, anche se oggi deve fare i conti con il mutare della società. La polarizzazione fra domiciliarità e RSA deve essere superata: sono risposte diverse che devono essere offerte al momento della presa in carico, sulla base della valutazione della gravità della persona, delle sue capacità, e del contesto familiare. Ciò comporta un incremento del lavoro in rete, su una modularità che provi a dare risposte differenziate, ma con dei parametri di riferimento da rispettare.

 In Toscana sono state istituite commissioni di vigilanza e controllo e un sistema di accreditamento a gestione diretta regionale che opera sulla qualità delle strutture. Non decollano però gli appartamenti per anziani perché comportano dei costi di avvio abbastanza elevati e non garantiscono nel tempo sostenibilità. In alternativa si sta pensando alla diffusione di gruppi di appartamento, promuovendo la costruzione o comunque l’utilizzo di una serie di appartamenti e gestendoli in collaborazione col privato, il terzosettore e le cooperative.

In Toscana si può già parlare di Rsa aperte, nel senso che il gestore dell’Rsa può accreditarsi per la gestione di servizi domiciliari e svolgere anche quest’attività. Ma è pure un’attività che ha un governo pubblico, per cui non è l’Rsa che decide qual èil setting assistenziale appropriato per quella persona, bensì il pubblico. Riguardo la comunicazione il punto insieme è l’accesso ai cittadini: sparsi sul territorio, sono luoghi fisici, telefonici e informatici, per i parenti delle persone anziane, attraverso i quali si possono avere tutte le informazioni sul percorso della non autosufficienza ed essere presi in carico. Un numero di ascolto sostiene invece il caregiver fornendo anche assistenza psicologica.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Trambusti Barbara
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2022
Pagine11-12
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo19000101
Numero1/2022
Fonte
Approfondimenti Online
FonteProspettive Sociali e Sanitarie
Subtitolo in stampaProspettive Sociali e Sanitarie, 1/2022, 2022, pp.11-12
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Trambusti Barbara
Attori
Parole chiave: Anziano non autosufficiente Residenza Sanitaria Assistenziale Welfare locale