In estate i Dea di alcuni ospedali torinesi sono messi a dura prova per i tanti anziani che restano soli, soprattutto se malati e non autosufficienti che vengono rimbalzati tra ospedali, case di cura e Rsa. Manca in tutto il Piemonte un censimento preciso di quanti siano i malati cronici non autosufficienti in Piemonte, che dovrebbero essere circa 30 mila. Queste persone, quando arrivano in ospedale, vengono gestiti, come ammettono gli stessi medici, impropriamente. Infatti queste persone non hanno bisogno di trattamenti sanitari in senso stretto, ma dovrebbero essere assistite in base alle loro condizioni in case di cura (per la riabilitazione e la lungodegenza), Rsa (per l’assistenza «tout court») o percorsi di sostegno domiciliare. Anche se c’è una rete della continuità assistenziale, che la Regione vuole potenziare. Ma più che per la carenza di posti letto, i problemi provengono dai criteri, sempre più selettivi, con cui le Unità di valutazione geriatrica delle Asl certificano la non autosufficienza dei malati per l’inserimento nelle Rsa, dalle convenzioni tra la Regione e le case di cura e dalla riduzione dei contributi per i servizi domiciliari.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)