Il mondo sta invecchiando, inesorabilmente. Almeno quello Occidentale.
È recente una classifica che vede l’Italia come paese più vecchio di tutti. Si muore poco e si nasce ancor meno. I giovani fanno pochi figli, arrivano tardi al lavoro o non ci arrivano affatto (secondo una recente ricerca, l’Italia è il quarto paese dell’area Ocse con la disoccupazione di più lunga durata), prorogando l’abbandono tetto di mamma e papà non perché siano dei bamboccioni, come disse un ministro, o troppo “choosy” come disse un altro ministro, ma perché mancano i soldi e un piano di vita atto a permettere di comprare una propria abitazione.
Fatta questa premessa, mi chiedo se la distopia, genere letterario che oggi va parecchio forte e su cui si basa il contest letterario che Penne Matte ha appena lanciato insieme a Wired.it, #RaccontiDistopici, sia una metafora del mondo contemporaneo che contiene in sé una voglia di ribellione e di riscatto. Pensateci: le storie young-adult di maggior successo, Divergent, Hunger Games e anche The Giver, sono ambientate in un mondo distopico dove a governare sono gli anziani o comunque i “non più giovani” (Kate Winslet non è ancora in età da pensione, suvvia). Eroi e eroine? Adolescenti, inconsapevoli del proprio talento che diventano il simbolo di una generazione che vuole riscattarsi dal giogo di quella passata.
(Fonte: tratto dall'articolo)