I fenomeni migratori internazionali e l’invecchiamento demografico hanno rappresentato due  processi che hanno influenzato la struttura per età e la composizione etnica delle popolazioni dei singoli paesi europei, stante la scelta di molti immigrati di stanziarsi definitivamente nel nuovo paese. Così dal 2008 al 2015 il numero di persone anziane straniere che vive in Europa è passato da 7 a 15 milioni. La rilevanza demografica ha suggerito lo studio delle loro condizioni di salute rispetto ai nativi. E' infatti risultato che gruppi diversi di immigrati ultra cinquantenni mostrano vulnerabilità peculiari. Ad esempio immigrati anziani dell'Est Europa sono soggetti a depressione e percezione di una salute peggiore rispetto ai nativi. L'indagine ha riguardato 27.061 persone residenti nei paesi europei, di cui 2.194 immigrati distinti in: i provenienti da “Europa orientale”, da “Altri paesi europei” e da paesi “Extra europei”, migranti prima dei 15 anni (infanzia e adolescenza), in età compresa tra 15 e 34 (giovane età adulta) e a 35 e più anni (età adulta). In tutti gli ambiti esplorati, lo stato di salute degli immigrati anziani nel corso dei sei anni dell’indagine si è deteriorato maggiormente rispetto a quello dei nativi. La probabilità di passare da uno stato sano a uno malato è significativamente più elevata per tutti i gruppi di immigrati. In particolare, le persone nate nell’Europa orientale hanno maggiori probabilità di subire un peggioramento della salute percepita e delle forme di depressione sia nei confronti dei nativi, sia degli altri immigrati. Inoltre solo gli stranieri giunti nel paese ospite in giovane età sono stati “protetti” dalle transizioni negative verso cattive condizioni di salute, molto probabilmente per aver goduto di una migliore integrazione culturale, linguistica e sociale, grazie al percorso di istruzione ricevuto nel paese di accoglienza. Gli immigrati che sono arrivati durante l’età adulta hanno subito un declino relativamente veloce della salute rispetto ai nativi.