Uno dei gruppi di popolazione più colpiti dalla pandemia da Covid-19 è quello delle persone con esigenze di assistenza a lungo termine, soprattutto in età avanzata, e dei loro caregiver informali (familiari, vicini o chiunque assista altre persone non autosufficienti a titolo gratuito). La Commissione Europea ha supportato uno studio volto ad analizzare l’esperienza dei caregiver informali di persone anziane, fragili o con disabilità in Europa durante la crisi pandemica da COVID-19. Lo studio è stato condotto in collaborazione con Eurocarers (Associazione europea a supporto dei caregiver), attraverso una survey online rivolta a caregiver informali (di 18 anni e più) che forniscono supporto e si prendono cura regolarmente di una o più persone non più in grado di svolgere autonomamente una o più attività quotidiane, a causa di problemi di salute psico-fisica, disabilità o età anziana (65 anni e più).
L’obiettivo era duplice: documentare e analizzare l’impatto della pandemia da Covid-19 su diversi aspetti della vita dei caregiver (salute, situazione assistenziale, accesso ai servizi sanitari e sociali, reti di supporto disponibili, condizione lavorativa e reddito, conciliazione tra lavoro e vita privata, uso della tecnologia); raccogliere opinioni e suggerimenti dei caregiver su come poter essere supportarti al meglio. Il campione di 2.468 caregiver era così suddiviso: 842 in Svezia, 408 in Italia, 309 in Finlandia, 287 in Portogallo, 234 in Germania, 156 in Repubblica Ceca, 97 in Estonia e 135 in altri paesi (Austria, Belgio, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia, Spagna, Svizzera e Regno Unito).
Nel complesso, i risultati evidenziano che, pur in presenza di peculiarità nazionali, le principali conseguenze del Covid-19 sulla condizione dei caregiver europei sono sostanzialmente comuni. Inoltre, i risultati di questo studio consentono di identificare una serie di politiche e misure che, se implementate, potrebbero contribuire a migliorare il supporto a favore dei caregiver informali in tempi di pandemia e nella fase post-pandemica. Ad esempio, si ravvisa la necessità di promuovere adeguate politiche che tengano conto del diverso impatto di genere dell’attività di cura, fornendo tutele in ambito lavorativo (accesso facilitato alle forme di lavoro flessibile, crediti previdenziali, validazione delle competenze acquisite durante l’attività di cura, ecc.), per garantire maggiori opportunità di conciliazione tra lavoro retribuito e lavoro di cura e un accesso più equo al mondo del lavoro da parte delle donne caregiver.
Inoltre, un maggiore coinvolgimento dei caregiver informali nella progettazione di politiche e servizi di long-term care potrebbe migliorare la programmazione di aiuti istituzionali più efficaci, per tutelare la salute sia delle persone assistite, sia di chi se ne prende cura. Oltre a ciò, altre misure che si reputano prioritarie sono le seguenti: promuovere norme per sostenere i caregiver e le organizzazioni a loro supporto in Europa e nei vari paesi; sviluppare politiche organiche e servizi integrati per innovare i sistemi di long-term care; fronteggiare e ridurre il digital divide (oltre alle diseguaglianze di genere) e promuovere ulteriori ricerche e studi sui caregiver informali, a livello internazionale e nei vari paesi.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)