Sull’invecchiamento si sta facendo strada una nuova ipotesi che lo vede legato a un lento processo infiammatorio globale dell’organismo che rappresenta la base comune di molte malattie croniche, come il diabete, la demenza o i tumori. Questa è l’idea dell’immunologo e docente dell’Università di Bologna Claudio Franceschi, uno dei massimi esperti mondiali sul tema dell’invecchiamento e della longevità, protagonista della conferenza «La sfida del secolo: una vita più lunga e più sana per tutti», organizzata a Torino dal Dottorato di Neuroscienze dell’Università e dal Nico, il Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi. Franceschi ha presentato la teoria dell’«inflammaging» - concetto che riassume la relazione tra infiammazione («inflammation») e invecchiamento («aging») - in cui l’avanzare dell’età rappresenta la radice della malattia, la quale è in grado di accelerare l’invecchiamento stesso, innescando un vortice senza ritorno. Su questa base la Commissione europea ha dato 6 milioni al progetto «Propag-Aging» sul morbo di Parkinson. coordinato dallo stesso Franceschi e dall’Isnb, l’Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna. L’iniziativa coinvolge i migliori centri di ricerca europei ed ha l’obiettivo di identificare i marcatori molecolari del Parkinson per migliorarne la diagnosi, la prognosi e la terapia, evidenziandone anche le relazioni con il processo di invecchiamento. La visione innovativa sta anche nell’osservare la malattia degenerativa da una prospettiva diversa, senza focalizzarsi solo sul cervello, ma allargandosi all’organismo (e da qui il nome «Propag-Aging»). La buona notizia di questa «visione integrata» età-malattie sta nel fatto che, con un corretto stile di vita e di alimentazione, come la dieta mediterranea, è possibile arginare i processi infiammatori e prevenire lo sviluppo delle malattie stesse. Punto cruciale della nuova visione è rappresentato proprio dal cibo, attraverso cui sembra sempre più possibile contrastare, i processi di invecchiamento. È questa l’ipotesi di partenza del progetto europeo «Nu-Age», coordinato dallo stesso Franceschi, che punta a verificare quanto un approccio integrato alla dieta mediterranea sia in grado di modificare il funzionamento del Dna. Iniziato nel 2011, «Nu-Age» ha preso in esame un campione di «over 65» che sono stati invitati a seguire uno specifico regime di dieta, ricco di verdure e cereali integrali e povero di carne, sottoponendoli a test genetici e molecolari. Per la rivista «Nature» è una ricerca d’assoluta avanguardia i cui risultati sono attesi già per i prossimi mesi.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)