L'articolo riguarda i risultati di Memory una ricerca/intervento realizzata dall’Irpps-Cnr e dal Comune di Napoli in
occasione dell’Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo deciso dall’Unione Europea. L’idea di fondo del progetto è che il raccontare e il raccontarsi, consentendo il recupero della memoria autobiografica, si configuri quale buona pratica di
attivazione capace di rallentare il decadimento cognitivo in età anziana. Se negli anziani, si realizza un certo declino in alcuni ambiti cognitivi è anche dimostrato che il cervello dell’anziano ha una sua plasticità, ovvero una capacità di riorganizzazione funzionale che permette all’anziano di mantenere adeguati livelli di prestazione nonostante il declino biologico. Partecipare ad attività che impegnano dal punto di vista cognitivo è un buon predittore del livello di sopravvivenza a otto anni. Rallentare dunque il decadimento cognitivo aiuta a invecchiare in salute procrastinando l’insorgenza della vera e propria non autosufficienza. In questo orizzonte teorico ha preso forma il progetto Memory con l’obiettivo di provare che l’invecchiamento attivo è una pratica possibile per qualsiasi anziano, in qualunque situazione di vita si trovi e qualsiasi sia il suo stato di salute. Di qui l’ideazione di un progetto in strutture residenziali e con soggetti con limitate capacità motorie. La ricerca ha utilizzato il metodo autobiografico.
Gli obiettivi che ci si aspetta di raggiungere con il progetto Memory sono i seguenti:
1. La narrazione può emergere quale buona pratica di attivazione.
2. Il laboratorio autobiografico può avere capacità protettiva sulle abilità cognitive dei soggetti. Ci si attende quindi un mantenimento delle capacità cognitive iniziali.
3. Il laboratorio autobiografico può rafforzare i legami e le relazioni dentro la struttura residenziale attraverso un’attività condivisa. Ci si attende quindi un aumento del benessere percepito dai soggetti.
I primi risultati dell'intervento confermano tali obiettivi.
(Fonte: tratto dall'articolo)