Cresce la partecipazione degli over 65 al lavoro, un fenomeno riscontrato sempre di più nelle statistiche della crescita occupazionale, caratterizzate dalla presenza massiccia di lavoratori appartenenti alle generazioni più adulte.
La presenza di una popolazione longeva può rappresentare una risorsa, se accompagnata da un ripensamento dei sistemi formativi. Alla scelta dei lavoratori di posticipare il pensionamento si è aggiunta la penuria di giovani lavoratori che ha indotto le aziende a trattenere i profili più “anziani” attuando la senior retention.
Nell’Unione europea le proiezioni Istat ed Eurostat, segnano un tasso di occupazione dei lavoratori tra i 55 e i 64 anni del 62,3% nel 2022, era del 44,7% nel 2010. Di qui al 2042, in Italia ci saranno 2,8 milioni di giovani lavoratori under 35 in meno e 4,5 milioni di over 65 in più.
La percentuale dei profili senior passerà dal 22,5% al 31,8%, con effetti dirompenti sull’assetto occupazionale e sulla sostenibilità fiscale dei sistemi di protezione sociale.
Oggi un lavoratore di 50 anni è solo alla metà della propria vita lavorativa. Nonostante ciò, in caso di “fuoriuscita”, è difficile che rientri nel mercato del lavoro. Per questo motivo, serve porre le basi per un sistema che accompagni il rafforzamento delle competenze del lavoratore lungo tutto l’arco della sua vita.
(Sintesi redatta da: Zanetti Silvio)