Nel 2021 la spesa sanitaria in Italia è passata dai 122,721 miliardi del 2020 a 127,834 miliardi con un aumento di 12 miliardi rispetto al 2019, buona parte dei quali a seguito della pandemia da COVID- 19 e a fronte di una riduzione della popolazione residente di 658mila unità (al netto degli extracomunitari in stato di irregolarità che tuttavia pesano molto sul bilancio sanitario). Il che ha portato la spesa pro capite dai 1.936 euro del 2019 agli attuali 2.167 euro. Secondo l’ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali, l’invecchiamento della popolazione richiederà in futuro maggiore spesa sanitaria e assistenziale, in particolare per la non autosufficienza (LTC).
Tra il 2013 e il 2021 la spesa è aumentata del 16,62% contro il 6% dell’inflazione, anche se spesso si afferma che la sanità pubblica abbia subito dei tagli robusti. Viste le attuali carenze del servizio sanitario quanto a medici di base, specialistici, anestesisti e personale infermieristico - peraltro con una età media elevata e che nei prossimi anni andrà in pensione lasciando scoperti molti posti -, occorre aumentare i presidi di “sanità territoriale”.
La loro carenza ha creato gravi problemi negli ospedali nel corso del COVID-19. La spesa per la sanità è destinata ad aumentare ancora nei prossimi anni, in particolare per il necessario incremento del personale medico infermieristico e la rimodulazione del numero chiuso delle specialità che non consente di avere un corretto “tasso di rimpiazzo” e costringe molti laureati ad andare all’estero per la specializzazione con costi notevoli per la collettività. Da qui la necessità di una legge quadro sulla sanità integrativa per fronteggiare le esigenze di una società che invecchia.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)