I pensionati salernitani rinunciano a curarsi perché le liste d’attesa sono troppo lunghe. Più del 45% degli ex lavoratori ha un reddito così basso da dover rimandare o fare a meno delle prestazioni sanitarie.
“In base all’ultimo decreto taglia-esami del ministro della salute Lorenzin oltre 200 prestazioni mediche ed esami dovranno essere interamente pagati dai cittadini”.
Si parte proprio dalle cure odontoiatriche e quelle legale al controllo del colesterolo, fondamentali quando l’età avanza. Molte prestazioni sono soggette a lunghe e complesse procedure burocratiche per cui ottenere la prescrizione medica per evitare salassi non sarà facile.
“Sono previste sanzioni pesanti per i medici, qualora autorizzino prestazioni non strettamente necessarie”. Per decreto si è sancito in effetti l’abolizione della medicina preventiva in base alla quale è meglio prevenire che curare, mentre oggi il decreto prevede l’esatto contrario senza realizzare probabilmente quei risparmi che la normativa si propone, mortificando oltretutto la serietà e la professionalità dei medici che per scelta di vita e impegno professionale devono operare secondo scienza e coscienza.
Secondo il rapporto Censis, in Italia sono 7 milioni 700mila le persone che in un anno si sono indebitate o hanno chiesto un aiuto economico per pagarsi le cure. La spesa sanitaria pubblica, cresciuta dal 2007 al 2010 da 101 a 112 miliardi di euro, negli ultimi anni ha registrato un’inversione di tendenza, fino a tornare nel 2015 a 110 miliardi.
Di segno opposto, invece, l’andamento della spesa sanitaria privata delle famiglie: dal 2007 al 2014 lievitata da 29 a 32 miliardi, fino a raggiungereil 22,8% della spesa sanitaria totale. In provincia di Salerno, la percentuale di pensionati a basso reddito che nell’ultimo anno ha dovuto rinunciare o rimandare prestazioni sanitarie supera il 50%. Praticamente, un anziano su due.
(Sintesi redatta da: Romano Zega)