Nel 2015, secondo l’Osservatorio nazionale digitale in Sanità del Politecnico di Milano, l’Italia ha investito 1,3 miliardi di euro per i processi di e-health, l’1,2% del costo complessivo della salute pubblica. Si tratta di una spesa tra le più basse d’Europa, pari a 22 euro per abitante, leggermente in discesa rispetto all’anno precedente, e che riguarda soprattutto la diffusione della cartella clinica elettronica.
Le barriere alla diffusione di questi strumenti sono di ordine finanziario. Secondo il 68% dei responsabili delle direzioni strategiche delle aziende sanitarie mancano risorse per implementare questi servizi; c’è poi un problema di normative sulle gestione della privacy dei pazienti (54%) e infine la scarsa cultura digitale degli operatori sanitari (34%). Ma l’Italia, il terzo paese più vecchio al mondo, rischia di pagare molto caro il ritardo sull’e-health. Nel 2020, nel nostro paese, gli ultraottanteni saranno 4,5 milioni, il 7% della popolazione, per toccare gli 8 milioni nel 2050, il 13% del totale degli abitanti. Secondo uno studio dell’Osservatorio Netics, l’integrazione tra ospedale e territorio, attraverso la telemedicina, potrebbe essere veicolo di risparmi pari a circa 1,4 miliardi l’anno per il Sistema sanitario nazionale.
(Fonte: tratto dall'articolo)