Sono in molti a chiedersi perché l'Italia si trovi nuovamente di fronte a scarse prospettive di crescita e non tutti scorgono alle spalle del paese l'ombra sinistra del Fattore-V. Naturalmente le incertezze e l'aria di tempesta sull'economia mondiale contano molto: basti vedere due indicatori come il prezzo del petrolio e quello delle materie prime.
E' tuttavia evidente come il fenomeno della scarsa crescita dell'Italia sia congenito e non legato alla semplice congiuntura: più o meno siamo sempre a metà rispetto all'Europa. Al di là della politica, ci sono un paio di fattori strutturali e piuttosto preoccupanti che pesano sul Belpaese e che potrebbero essere sintetizzati nel Fattore-V.
La "V" di vecchio sembra infatti dominare l'Italia, investendo uomini e macchine. Cominciamo con la demografia. I recenti dati dell'Istat sugli indicatori di popolazione ci dicono tristemente che nel 2015 abbiamo totalizzato solo 488 mila nascite. Sulla demografia i pareri nel corso dei decenni sono stati contrastanti: è certo tuttavia che il rischio della bomba demografica, almeno in Occidente, è cosa del passato. La questione della insufficienza delle risorse è stata ridimensionata dalle tecnologie agricole e industriali e oggi si affronta il problema soprattutto dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Appare dunque che la denatalità, oltre ad essere un sintomo della crisi, è anche l'annuncio di un futuro di scarsa produttività del Paese: meno schiere di giovani sui quali investire in capitale umano, maggiori risorse che devono essere giustamente destinate a sanità e pensioni e dunque, in assenza di crescita, meno denaro per ridurre le tasse e far ripartire gli investimenti. Bussano alla porta, integrazione degli immigrati e sostegni alle famiglie numerose e con scarsi redditi.
(Fonte: tratto dall'articolo)