Il Rapporto sulla popolazione appena uscito per Il Mulino, curato da Cecilia Tomassini e Daniele Vignoli e promosso dall'Aisp (Associazione italiana per gli studi di popolazione) ha per titolo Le famiglie in Italia. Forme, ostacoli, sfide. Il volume propone soprattutto un viaggio tematico che inizia proprio dalla ricerca delle forme, con un'attenzione particolare per quelle delle famiglie "invisibili" alle statistiche tradizionali. Ed ecco allora i cinque milioni di italiani maggiorenni che vivono in coppia senza coabitare, identificati dalla ricerca, i cosiddetti "Lat", acronimo di "Living apart together" (vivere separati insieme).
Questa scelta è particolarmente diffusa tra i minori di trent'anni, ma si sta manifestando sempre di più in tutte le fasce di età, compresi gli ultrasessantacinquenni (per i quali però il fenomeno potrebbe essere ancora più sostanziale di quanto indicato dalle rilevazioni). L'incidenza è alta tra chi ha già sperimentato il matrimonio: l'opzione Lat riguarda un quarto dei separati e divorziati e un quinto dei vedovi (in quest'ultimo caso possono entrare in gioco anche considerazioni di opportunità legate alla pensione di reversibilità).
Contano anche, non poco, istruzione e livello di benessere: la quota di persone che vivono la relazione di coppia a distanza è del 17% tra coloro che hanno un titolo di studio universitario, del 5 fino alla licenza media. E ancora del 17% o in caso di ottime risorse economiche, dell'8% tra coloro che dichiarano risorse scarse: mantenere due case rinunciando a condividere spese come quelle delle bollette non è una scelta accessibile a tutti. Gli italiani in Lat tendono comunque ad essere vicini: due terzi hanno un partner che vive entro il raggio di 16 chilometri, mentre solo nel 7% dei casi è all'estero.
Così ci si riesce a vedere spesso: il 43% tutti i giorni e il 38% più volte a settimana. La variabile tempo è importante anche nella vita delle famiglie pendolari: si tratta di un altro un fenomeno in crescita, ma con caratteristiche diverse tra maschi e femmine e al variare dell'età. Gli uomini hanno soggiorni fuori casa tendenzialmente più lunghi delle donne (circa 160 giorni contro 153) e privilegiano le distanze maggiori e i soggiorni in albergo o in appartamenti in affitto.
Anche i motivi della scelta, in realtà quasi sempre obbligata, sono differenti: prevale lo studio per i giovani, ma tra i 35 e i 64 anni la molla degli spostamenti è invece il lavoro. E dai 65 in su? Qui entrano in gioco altri elementi, come le esigenze di salute oppure la volontà di passare del tempo con propri cari che vivono altrove: è il pendolarismo dei nonni, che magari si muovono per andare a dare una mano nella cura dei nipoti. Uno dei fattori che sta dietro alla grande trasformazione in atto è sicuramente l'aumento delle separazioni, che tra l'altro coinvolgono in modo crescente anche gli anziani.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)