Per l'Ocse, il reddito medio degli over 65 è simile a quello dell'intera popolazione mentre nella media Ocse è più basso del 13%. E' quanto emerge dal rapporto Pension at a Glance presentato il 27 novembre. Dallo studio si rileva che i 67 anni previsti in Italia per il ritiro legale, superano di tre anni la media Ocse, anche se l'introduzione di Quota 100 ci fa ritornare indietro. 

"L'età effettiva di ritiro dal mondo del lavoro è da noi 62 anni, quindi 5 anni sotto i requisiti previsti per la pensione di vecchiaia", si legge nel rapporto, che suggerisce di puntare più decisamente sull'innalzamento dell'età di pensionamento. Sempre per l'Ocse, inoltre, il blocco dei requisiti legati all’aspettativa di vita fino al 2026 per coloro che hanno almeno 42 anni e 10 mesi di contributi se uomini e 41  anni e 10 mesi se donne (le pensioni anticipate della legge Fornero) peggiora questa situazione.

Infine, nel 2021, non è prevista una revisione per l’età di vecchiaia legata all’aspettativa di vita. «Il sistema italiano – scrive l’Organizzazione – combina un’alta età pensionabile obbligatoria con un tasso di contribuzione pensionistica elevato del 33%» e ciò comporterà un tasso di sostituzione netto futuro (quando si raggiungeranno i 71 anni) molto elevato, il 92% per i lavoratori con salario medio a carriera piena contro il 59% in media nell’Ocse.

Una parte dello studio Ocse è dedicata alle difficoltà del mercato del lavoro italiano con una percentuale di lavoro temporaneo e part time più alta rispetto alla media dei paesi Ocse. Queste forme di lavoro  aumentano il rischio di basse pensioni future dato lo stretto collegamento fra contribuzioni e pensioni del nostro sistema. 

Inoltre, i tassi di occupazione di giovani e anziani in Italia sono ancora bassi con il 31% di giovani tra i 20 e i 24 anni al lavoro contro il 59% medio Ocse e il 54% tra i 55 e i 64 anni contro il 61% della media Ocse. Anche questo rischio di carriere incomplete pesa sulla pensione futura strettamente legata ai contributi versati.