Oltre la metà dell'Italia non ha servizi sufficienti, così i residenti emigrano verso altri luoghi. Accade soprattutto in Basilicata, Molise, Calabria e Sardegna. Non solo al Sud, però: a rischio sono anche Liguria e Friuli. L’Italia continua spopolarsi: sempre meno abitanti e più anziani. Il 58% del territorio è coperto da aree interne dove è residente il 23% della popolazione (12 milioni di persone). Qui la minor dotazione si fa sentire e i residenti fuggono.
Le aree interne sono i Comuni italiani più periferici, in termini di accesso ai servizi essenziali come salute, istruzione, mobilità. Per la conformazione del territorio l’Italia è innervata di centri minori – classificati dall’Istat in comuni Intermedi, Periferici e Ultraperiferici - che, in molti casi, sono in grado di garantire ai residenti soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali. La regione con la maggiore percentuale di Comuni in forte spopolamento (tasso di crescita continuo negativo, inferiore al -4 per mille annuo) è la Basilicata (68,7%, 90 Comuni su 131), seguita a breve distanza dal Molise (60,3%, 82 Comuni su 136) e dalla Calabria (58,4%, 236 Comuni su 404). Le regioni invece con la percentuale maggiore di Comuni in forte crescita sono il Trentino-Alto Adige/Südtirol e l’Emilia-Romagna, entrambe con il 50% dei comuni in crescita, cioè oltre il 4 per mille annuo (141 Comuni su 282 in Trentino e 164 su 328 in Emilia-Romagna),con il caso della Liguria, con circa il 29% dei comuni in forte spopolamento (68 Comuni su 234).
Per comprendere meglio il problema, l’Università del Molise dal 2016 ha costituito il Centro di Ricerca per le Aree Interne e gli Appennini (ArIA). Non sono aree deserte, visto che spesso comprendono città molto abitate. Il tema è quello dei servizi, la cui assenza ha accentuato un processo di spopolamento, o comunque di impoverimento, data la migrazione di giovani e l’innalzamento progressivo dell’età media.
Il tema dello spopolamento riguarda però tutta l’Italia che perde un milione di abitanti ogni 3-4 anni. In più molti residenti in piccoli centri in realtà lo sono solo nominalmente (spesso per motivi fiscali) ma in realtà vivono in centri maggiori. Se la previsione da ora al 2030 è di un calo di popolazione italiana di circa 600.000 persone, queste saranno concentrate soprattutto nelle aree interne: le stime parlano di un calo del 4,2 per mille, rispetto all’1,6 dei maggiori centri abitanti. Poi c’è l’età: nel 19,8% dei Comuni italiani (1.565 su 7.904) gli anziani con più di 80 anni segnano una forte presenza, tra un decimo ed un terzo dell’intera popolazione. La Regione con il più alto numero di Comuni con forte presenza anziana è il Molise (51,5%,70 Comuni su 136), seguita dalla Liguria (50,4%, 118 Comuni su 234) e dall’Abruzzo (40%, 122 Comuni su 305).
Le Aree Interne risultano presenti soprattutto nel Mezzogiorno dove complessivamente il 67,4% dei Comuni vi rientra con picchi in Basilicata, Sicilia, Molise e Sardegna e dove tali percentuali superano il 70%. Al Centro Italia il peso relativo di queste aree è molto più contenuto e arriva, con 532 Comuni, al 54,8% del totale. Qui la distribuzione regionale appare molto più equilibrata rispetto alle altre ripartizioni ed è compresa tra il 46,3% delle Marche e il 60,1% della Toscana.
Nel Nord-ovest e nel Nord-est la quota di Comuni che rientrano nelle Aree Interne si riduce ulteriormente: 33,7% e 41,4% rispettivamente. I Comuni interni montani rappresentano il 48,9% del totale, nelle aree collinari sono presenti 1.625 (42,4%), con significative presenze in Sardegna (218 Comuni), Sicilia (198 Comuni) e Campania (173); quelli localizzati in pianura sono appena 335 (8,7%). La distribuzione dei Comuni secondo le altre caratteristiche fisiche conferma il quadro appena descritto: l’84,5% dei Comuni si colloca lontano dal mare (Comune non costiero), per il 79,9% si tratta di Comuni definiti “rurali” secondo la classificazione europea del grado di urbanizzazione. La bassa densità abitativa è la caratteristica maggiormente evidente, ma non mancano le eccezioni. Si tratta di otto Comuni con oltre 50.000 residenti: il caso più eclatante è quello di Gela in Sicilia (più di 72.000 abitanti), classificato come Periferico perché manca di una stazione ferroviaria almeno di tipo Silver.
Per le medesime ragioni il Comune di Altamura in Puglia è classificato come Intermedio (quasi 70.000 abitanti), mentre Vittoria in Sicilia, che ha poco più di 62.000 residenti, è classificato come Intermedio per l’assenza di ospedali avanzati e stazioni ferroviarie come requisito. Anche alcuni capoluoghi sono classificati tra le Aree Interne, oltre Matera (quasi 60.000 abitanti), risultano Nuoro ed Enna, per la mancanza di una stazione ferroviaria, e Isernia per l’assenza di un ospedale con servizio Dea.
(Sintesi redatta da: Valerio Maria Urru)