I tassi di mortalità a livello globale continuano a diminuire in tutti i gruppi di età. A riferirlo sulle pagine di "The Lancet", è il Global Burden of Disease Study 2016. Con un'aspettativa di vita di 84,6 anni per le donne e 79,9 per i maschi, l'Italia si colloca nel gruppo di testa, al di sopra della media dei paesi ad alto reddito (rispettivamente 83,5 3 e 78,3 anni). Il paese che ha invece l'aspettativa di vita più bassa è la Repubblica Centrafricana (50,2 anni). Il 72,3 per cento di tutte le morti è dovuto a malattie non trasmissibili, fra le quali primeggia - con l'eccezione dei paesi a più basso reddito - l'infarto, con un aumento del 19 per cento a livello mondiale dal 2006 (in Italia + 10,5 per cento). Un forte aumento (+ 31,1 sul 2006) si è riscontrato anche nelle morti da diabete (in Italia +12,8 per cento), il cui numero assoluto - 1,43 milioni - ha superato quello di tubercolosi (1,21 milioni) e malaria (719.500). Le principali cause di disabilità grave sono però ictus, broncopneumopatie ostruttive, diabete e cadute. Le prime tre di queste, osservano gli estensori del rapporto, sono legate in misura significativa agli stili di vita, e in particolare al fumo e alla dieta. Alzheimer e altre demenze legate all'età mostrano una significativa tendenza all'aumento, la cui incidenza in Giappone e in Italia è addirittura raddoppiata rispetto alle aspettative di dieci anni fa. Quindi all'allungamento della speranza di vita non corrisponde ancora un analogo allungamento degli anni di vita liberi da malattie e disabilità.
(Sintesi redatta da: Miuccio Angela)