Nel 2017 Italia Longeva (Rete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva) ha raccolto dati sull’assistenza domiciliare integrata in Italia.
La ricerca ha coinvolto 12 ASL in 11 regioni, per un totale di 10,5 milioni di abitanti.
Il report intitolato La Babele dell’assistenza domiciliare in Italia: chi la fa, come la fa, raccoglie i risultati dell’indagine, delineando il quadro generale della situazione.
Occorre dire che la ricerca mostra una grande eterogeneità dei servizi offerti, evidente a diversi livelli.
Prima di tutto nell’erogazione dei servizi, che possono essere gestiti da enti pubblici, da privati come le cooperative (vincitori di un bando) o gestiti da privati accreditati presso il pubblico e scelti direttamente dal cittadino col sistema del voucher.
C’è poi il discorso della mancata integrazione socio-sanitaria, tra Asl e Comuni. Spesso, infatti, entrambi si muovono autonomamente e separatamente.
Infine, le prestazioni, che sono caratterizzate da una completa variabilità in termini delle ore medie di assistenza e da una standardizzazione nei servizi resi.
Riguardo i numeri, la ricerca registra una prevalenza di utenti anziani (età media 75-80 anni) in una percentuale tra il 64% e il 91% dei casi trattati, mentre l’assistenza di persone affette da malattie terminali varia dal 6% al 34%.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)