Nel corso della vita, circa il 40% della popolazione incorre in una frattura di femore, vertebra o polso, in maggioranza dopo i 65 anni. Queste fratture possono arrivare ad essere mortali, e, proprio per questo, è molto importante attuare un efficace ed appropriato programma di prevenzione. La compromissione e la rarefazione della struttura ossea è data dall’esame di due parametri: densità e qualità dell’osso, entrambi crescono di pari passo, nella cosiddetta Banca Minerale del singolo, che si costruisce da sé nei primi 30 anni di vita grazie a fattori ormonali e ambientali.
Gli specialisti hanno pertanto avanzato l’allarmante previsione che nel 2050 gli uomini over 60 con fratture del femore o dell’anca aumenteranno di 10 volte. Attualmente, in Italia, come emerge dai dati del Ministero della Salute, circa 5 milioni di persone sono affette da osteoporosi (ma forse il dato è sottostimato), di cui l’80% sono donne in post menopausa. Ne sono colpite il 23% delle donne oltre i 40 anni e il 14% degli uomini con più di 60 anni.
“L’osteoporosi rappresenta una patologia di grande interesse e di notevole impatto da un punto di vista clinico e sociale – ha sottolineato il professor Stefano Lello, consulente scientifico del Dipartimento Salute Donna e Bambino della Fondazione Policlinico Gemelli –. La prevenzione è l’arma vincente: deve essere attuata attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolga diverse figure specialistiche, fra cui ortopedici, endocrinologi, ginecologi, geriatri, fisioterapisti riabilitativi, internisti. I Medici di famiglia poi, rivestono un ruolo strategico nel riconoscimento e nella diagnosi precoce della patologia. Le fratture più comuni sono quelle femorali, e assieme, gli schiacciamenti vertebrali. La frattura del femore è gravata da un rischio di morte del 20% dopo il primo anno dall’evento occorso. Specialisti e società scientifiche sono dunque molto impegnati a individuare nuove strategie terapeutiche”.
“I fattori di rischio per l’osteoporosi sono un’alimentazione povera di calcio, un basso peso corporeo, un problema ormonale in età giovanile: questi elementi possono alterare la massa ossea, cioè la crescita scheletrica e quindi porre un rischio di osteoporosi e di fratture nelle età successive – ha concluso il professor Lello –. Per combattere l’osteoporosi uno strumento in più si può rivelare la vitamina D, che permette di migliorare l’assorbimento del calcio a livello intestinale e di coadiuvare tutte le terapie specifiche".
(Sintesi redatta da: Righi Enos)