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L’onda lunga del virus accelera la svolta per le cure del territorio

Il Sole 24 ore, 25-06-2021

Il Servizio sanitario nazionale sguarnito di risorse, personale, posti letto e tecnologie adeguate è diventato una priorità assoluta dopo che l’emergenza ha mostrato gli effetti drammatici dei tagli di un decennio all’assistenza e ai fondi – stimati fino a 37 miliardi in meno – e della mancata riforma delle cure sul territorio. Da qui riparte il Piano nazionale di ripresa e resilienza al capitolo Sanità che si vede assegnare 7 miliardi per le “reti di prossimità”, le strutture e la telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. Fondi che da soli non saranno sufficienti a segnare il cambio di passo, che andrà accompagnato da una riforma dei modelli formativi, dalla piena integrazione tra livelli di cura, con l’ospedale, e dalla revisione dei meccanismi di monitoraggio dell'assistenza (verifica dei Livelli essenziali, i “Lea”) che consentano di superare le profonde disuguaglianze territoriali che ostacolano l'accesso alle cure in Italia.

E allora il Pnrr mette in campo “reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza territoriale”. Una “mini-rivoluzione” che non è una novità assoluta perché da almeno una decina d’anni ci si prova (la “Riforma Balduzzi” è del 2012) ma a cui i finanziamenti in arrivo e soprattutto la lezione durissima della pandemia dovrebbero mettere le ali. Con un investimento di 2 miliardi e sulla scia delle “case della salute” attivate fino a oggi soltanto in alcune Regioni con in testa l’Emilia Romagna, entro la metà del 2026 nasceranno 1.288 Case della comunità.

Ci lavoreranno in team multidisciplinare medici di medicina generale, pediatri, medici specialisti, infermieri di comunità e altri professionisti e anche, in un'ottica di welfare integrato che fino a oggi è mancata, gli assistenti sociali. Nel “pacchetto” sono previsti infatti il punto unico di accesso (Pua) per le valutazioni multidimensionali (servizi socio-sanitari), le attività di consultorio con un approccio orientato alla medicina di genere, al bambino e ai nuclei familiari. Potranno poi esservi ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti in prima battuta a persone anziane e fragili, organizzati sulla base della comunità di riferimento. L’altro tassello sono le “cure intermedie”.

Anche in questo caso, non si tratta di una novità assoluta: di ospedali di comunità, mai decollati sul territorio nazionale, si parla da circa vent'anni con esperienze concentrate al Nord-Est ma solo un anno fa la Conferenza Stato-Regioni ha varato criteri e requisiti e anche in questo caso l’esigenza di decongestionare il territorio e una regia complessiva di riassetto delle cure primarie potrebbero fare la differenza. Telemedicina, domotica e digitalizzazione verranno in aiuto così come l’avvio in ogni Asl di un sistema informativo in grado di rilevare i dati clinici in tempo reale.

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Anno Pubblicazione2021
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LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo2021-06-25
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Approfondimenti Online
FonteIl Sole 24 ore
Subtitolo in stampaIl Sole 24 ore, 25-06-2021
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
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Approfondimenti
Attori
Parole chiave: Assistenza Domiciliare Telesoccorso, telecontrollo Welfare