La rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (PNAS) ha pubblicato i risultati di uno studio condotto dal gruppo di ricerca internazionale dell’Università della Danimarca del Sud, che ha analizzato i dati relativi a oltre un milione di persone dall’800 a oggi e di altre sei specie di primati (come scimmie e scimpanzé). E' risultato che le ultime generazioni di esseri umani hanno goduto del più elevato aumento di speranza di vita grazie ai progressi della medicina e della sanità pubblica. I dati mostrano che le popolazioni più longeve dei paesi industrializzati vivono circa 40-50 anni di più rispetto alle popolazioni ancora allo stato tribale per le quali è cambiato poco in termini anni di vita. Nonostante si sia fatta più strada negli ultimi 100 anni che nel corso di milioni di anni di storia evolutiva, i maschi sono però ancora in ritardo rispetto alle femmine in questa corsa alla longevità. Questo vale non solo per gli esseri umani, ma per tutti i primati in genere. “Lo svantaggio del maschio affonda le radici nell’evoluzione”, ha spiegato Susan Alberts, della Duke University. La causa di questo gap è ancora ignota, tuttavia ci sono diverse ipotesi. Una in particolare si riferisce alla genetica: i primati maschi hanno un solo cromosoma X rispetto ai due delle femmine e questo li priverebbe della possibilità di compensare eventuali anomalie genetiche che il loro unico cromosoma X può portare.
(Fonte: tratto dall'articolo)