Ogni gradino sulla scala dell'isolamento significa dover rinunciare ad una funzionalità fisica quotidiana. Si inizia con la propensione a cadere, l'incapacità di fare lunghe passeggiate o di portare la borsa della spesa e si finisce senza riuscire più a chiudere una finestra o ad alzarsi. La fine di tutto è, successivamente, la dipendenza assoluta. Uno studio novennale pubblicato sull'American Journal of Preventive Medicine ha analizzato 12.427 persone per stabilire la relazione diretta tra l'isolamento progressivo e le disabilità, ovvero la lenta diminuzione dell’autonomia, che questo genera.
"La solitudine è la nuova pandemia", afferma Jesús Del Pozo-Cruz, uno degli autori e ricercatore principale del gruppo Epidemiology of Physical Activity and Fitness Across Lifespan, presso l'Università di Siviglia. “L'isolamento colpisce tutti e, anche se peggiora con l'invecchiamento, i primi problemi iniziano superati i 50 anni”, afferma il ricercatore. La ricerca ha preso in considerazione un indice di isolamento sociale a sei scale: lo zero rappresenta il livello più basso di solitudine e si arriva fino al sesto gradino, mentre rapporti sociali, persone con cui si vive e parenti stretti si perdono lungo la strada, per morte o allontanamento. L'altro lato dello specchio è il calcolo delle prestazioni fisiche, che valuta le capacità da zero a 12, dove zero rappresenta la dipendenza totale e 12 la condizione migliore.
Del Pozo-Cruz riassume: "In termini generali, per ogni punto che si guadagna nell'indice di isolamento, si perde una funzione fisica che porta a fragilità e dipendenza". Lo studio rileva anche che le persone che sono socialmente isolate hanno un rischio maggiore di mortalità prematura e hanno maggiori probabilità di avere problemi di salute mentale e sviluppare demenza. A ciò si aggiungono poi eventuali comorbidità (coesistenza di due o più malattie in un individuo, generalmente correlate) che contribuiscono al quadro finale della dipendenza.
Dalla parte opposta ci sono, però, gli anziani socialmente integrati e che, quindi, potrebbero avere maggiori probabilità di partecipare ad attività fisiche evitando uno stile di vita sedentario, con grandi vantaggi per la funzionalità. "Le connessioni sociali promuovono altri comportamenti positivi e potenzialmente rallentando i declini fisici associati all'invecchiamento", conclude lo studio.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)