Nel 2017, 500 torinesi sono stati curati a casa. Questa è la sfida che sta affrontando la Regione Piemonte, portando l’ospedale a domicilio e riservando le strutture ospedaliere ai casi più gravi. Per funzionare meglio ci sarebbe bisogno di un'implementazione dell’organico e una maggiore pubblicità del progetto da parte della Regione stessa, dei medici di famiglia, degli specialisti. Sono ora infatti solo 26 i malati “ospedalizzati in casa”, pochi per una città come Torino. L’ospedalizzazione a domicilio conta su 4 medici e 14 infermieri ed ha una resa molto efficace grazie anche alle nuove tecnologie. Una volta che il paziente arriva al pronto soccorso viene stabilizzato e, se c’è la possibilità, rinviato a casa sua dove viene seguito a domicilio. Infatti poche ore dopo il ritorno alla sua abitazione arrivano un’infermiera e un medico dell’ospedale, che eseguono test, esami e danno le terapie. Anche la cartella clinica è continuamente aggiornata, e quando il paziente viene dimesso subentra il medico di famiglia o, nel caso ci sia un’emergenza, torna il medico ospedaliero, che comunque resta aggiornato sui dati del paziente con l’aiuto della tecnologia. Grazie a queste nuove modalità c’è una diminuzione di letti occupati in ospedale, meno stress per pazienti e familiari e meno accessi impropri nei Dea.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)