La vecchiaia o la si affronta di petto, o si fugge, si scappa, ci si nasconde. Da una parte puoi sfiorare il ridicolo, dall’altra ti fai schiacciare, forse morire prima del tempo. Filosofie diverse, opposte. Se essere leoni o pecore, questo è il dilemma esistenziale che morde le caviglie a due coetanei arrivati alla soglia della pensione (che non ci sarà), gente di mondo, gente di strada, artisti da matrimoni e cerimonie. In uno stesso corpo, “L’uomo tigre” in scena a Treggiaia (Pisa), Andrea Kaemmerle si divide in due facce della stessa medaglia in equilibrio tra il pisano, ex cantante della band, e il romagnolo Oreste il tecnico di palco, due modi differenti e diametralmente contrapposti di intendere la terza età. Uomini di razza che hanno suonato e vinto la notte, le donne, la malinconia, hanno sfidato ed avuto l’impressione di aver giocato a nascondino con le responsabilità dell’età adulta, eterni ragazzi a caccia dell’ultimo giro di giostra, dell’ultimo up, dell’ultimo bicchiere della staffa. E dopo una vita di autogrill e amori veloci e furtivi, di occhiaie e cocktail scadenti, di fegato e bruciori di stomaco sono gli anni che ti chiedono di fermarti e ti mostrano in conto. Salato.
(Fonte: tratto dall'articolo)