Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) entro il 2050 i malati di Alzheimer si dovrebbero triplicare, passando a 152 milioni. Per questo l’Oms ha lanciato il primo sistema di monitoraggio globale online, il «Global Dementia Observatory», che comprende sia i dati sull’Alzheimer che quelli su altri tipi di demenza. Sulla piattaforma si registreranno i progressi delle ricerche in tutto il mondo e sarà possibile vedere dove ci sarà più bisogno di intervenire per le cure. Intanto, grazie ad un modello in vitro ricreato con cellule di pazienti affetti, degli scienziati giapponesi sono stati in grado di sviluppare un cocktail di farmaci potenzialmente efficace contro l’Alzheimer, che riesce a ridurre i depositi tossici della proteina beta amiloide. In laboratorio è stato creato un tessuto cerebrale con Alzheimer, riprogrammando cellule della pelle di pazienti e impiegando la strategia delle Ips, ovvero la riprogrammazione in staminali pluripotenti di cellule già differenziate. E’ stato così possibile testare oltre 1.200 farmaci noti e, grazie alle combinazioni fatte tra loro, travare il mix che ha portato a risultati incoraggianti. Da un altro fronte, grazie allo studio coordinato da Marco Pagani dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, si è visto che l’uso della Pet (tomografia a emissione di positroni) permette una diagnosi più chiara e tempestiva dell’Alzheimer, rispetto alla risonanza magnetica, con una buona predizione della malattia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)