In Italia le malattie reumatiche colpiscono almeno nove milioni di persone. Artrite reumatoide, artrosi, fibromi algia, gotta e lupus eritematoso sistemico le più diffuse. A esserne colpiti non sono soltanto gli anziani, ma anche adulti. È soprattutto a loro che si guarda idealmente quando si parla di diagnosi precoce.
E questo tema sarà al centro del congresso nazionale del Collegio dei Reumatologi Italiani, al via a Torino. Gli esperti si confronteranno sulla necessità di anticipare quanto più possibile le diagnosi, per evitare che malattie a decorso progressivo evolvano da una condizione dolorosa a una invalidante.
La chiave di volta è rappresentata dal rapporto tra il paziente e il medico di medicina generale. Tocca a quest’ultimo, di fronte alla descrizione dei sintomi, individuare la possibile causa del dolore: senza limitarsi alla sua cura. In questo modo anche la prognosi di malattie ad andamento cronico può risultare decisamente migliore.
L’evento scientifico ricade nel mese mondiale dell’osteoporosi, malattia caratterizzata dalla progressiva perdita di massa ossea e da un conseguente più alto rischio di frattura.
Scoprire la malattia quando un osso si è già fratturato vuol dire «aver perso il treno della prevenzione». Il rischio di una seconda frattura è maggiore nel periodo immediatamente successivo alla prima e sebbene decresca nel tempo, rimane comunque due volte superiore rispetto alla popolazione generale. Fondamentale, per eseguire una diagnosi precoce di osteoporosi, è l’esame noto come mineralogia ossea computerizzata (Moc). Coi raggi X si determina la quantità e la densità minerale nei distretti a maggior rischio di frattura: le vertebre lombari e la parte prossimale del femore. Anche per l’osteoporosi vige il messaggio: prima la si scopre, meglio (con essa) si convive.
(Fonte: tratto dall'articolo)