La morte di Marcello Mastroianni ha prodotto lacrime di coccodrillo in quantità industriale. L'attore, che non riusciva più a lavorare in Italia perché ritenuto non remunerativo per il botteghino, è stato osannato post mortem. È un destino comune a molti, purtroppo. Anche questo documentario non sfugge ai sospetti e alle recriminazioni all'interno delle "famiglie" di Marcello. Anna Maria Tatò ha avuto comunque riconosciuti i diritti di sfruttamento dell'immagine dell'attore e ci propone un film che resta, al di là delle polemiche, un documento prezioso. Sia nella versione breve (priva di molto materiale da cineteca) sia in quella più ampia Mastroianni gioca con il proprio personaggio con la sorniona abilità che gli era congeniale. Parla di memoria, di vecchiaia, di amore e di interrogativi esistenziali come se la macchina da presa venisse messa tra parentesi. Sta dialogando, al contempo, con noi, con se stesso, con un mondo che gli sta ormai alle spalle. L'ombra che apre il film è un segno tangibile della presenza impalpabile dell'attore. Una presenza che si colloca di diritto nella storia del cinema e alla cui esplorazione questo film dà un importante contributo.
(Fonte: www.mymovies.it)