Quella di Klebe è una delle tante storie raccolte da oltre 100 volontari per “Volontari inattesi” la prima indagine nazionale sull’“impegno sociale delle persone di origine immigrata", promossa da CSVnet.
Kleber (63 anni) è dell’Ecuador, l’impegno nel volontariato è arrivato dopo 12 anni dall’arrivo in Italia e una vita da impiegato full time in un’azienda di giocattoli.
Ma non ha dubbi nel considerare l’attività di volontariato che svolge da circa 3 anni nell’istituto Virginio Ferrari nel quartiere Corvetto - tra le Rsa più colpite dal Coronavirus - come “una delle cose più belle che ho fatto nella mia vita da quando sono in Italia”.
I volontari del centro offrono sostanzialmente compagnia agli anziani ospiti e piccoli aiuti “la cosa più importante è che abbiamo creato delle amicizie” - dice Kleber - “per noi gli anziani sono amici, amici particolari, se vuoi. Ci trasmettiamo affetto reciproco ed è una cosa bellissima perché così ci si sente pieni”.
A causa dell’epidemia, Kleber e gli altri volontari hanno dovuto interrompere le loro attività ma hanno trovato un modo per restare vicino agli ospiti dell’istituto: “Purtroppo per ora non possiamo tornare a far loro visita – spiega Kleber - ma ci teniamo in contatto con lettere e telefonate”.
Per Kleber prendersi cura di loro significa soprattutto tenere vivo il legame con la famiglia e la propria terra “nel loro volto vedo quello di mio padre e di mia madre che ho perso 5 anni fa. E ogni volta che aiuto un anziano qui, penso che qualcuno dall’altra parte del mondo, nel mio paese, si sta prendendo cura di uno dei miei anziani. È uno scambio, poi magari non è vero, ma nella mia testa la vedo così”.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)