Poichè le chiese sono divenute potenziali focolai, la Chiesa ha dovuto cercare delle alternative virtuali.
Non più solo i collegamenti televisvi su Tv2000, l'emittente della Cei, ma novene in diretta Facebook e link di prediche che girano sulle chat di whatsapp, molto affidato alla buona volontà ed inventiva dei singoli parroci.
Ad esempio il prete di Robbiano di Giussano, in Brianza, si è fatto spedire foto e selfie dei parrocchiani che ha appese ai banchi, prima di celebrare in streaming su Telegram.
A Roma i sacerdoti del rione tuscolano, che hanno anche una specie di sitcom su YouTube "Vita di canonica", hanno allestito l’altare sul tetto della chiesa, così da avere, oltre ai follower virtuali anche quelli sui balconi. Il Papa stesso ha elogiato i sacerdoti che «pensano a mille modi di essere vicini al popolo, perché non si senta abbandonato». Francesco ha voluto mandare la messa quotidiana che lui presiede in diretta sui social per tutto il periodo dell’emergenza virus.
In Vaticano hanno lanciato l’hashtag #preghiamoinsieme e attivato il 335 1243722 su cui segnalare, via WhatsApp, intenzioni da condividere durante una maratona di sei ore al giorno (dalle 11.05 alle 17.05).
A Padova continua il catechismo via chat su Zoom e a Cremona la curia ha diffuso un sussidio per una Via Crucis sulla pandemia da recitare su Skype. Infine per San Giuseppe i vescovi hanno chiesto di esporre alle finestre un drappo bianco o una candela accesa e pregare insieme alle 21 col rosario.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)