Il costo delle pensioni baby è di circa 7 miliardi di euro l'anno (0,4% Pil nazionale). Lo rileva la Cgia Mestre. 

Sono le quasi 562 mila che hanno lasciato il lavoro dal 1980, per la massima parte, 386 mila sono invalidi o ex dipendenti delle grandi aziende. 

Poi ci sono 104 mila ex lavoratori autonomi, oltre la metà proveniente dall'agricoltura, e meno di 60 mila, il 10,6%, di ex dipendenti pubblici. Questi ultimi comunque sono andati in pensione di media a 41,9 anni, mentre nella gestione privata l'età media è scattata dopo (42,7 anni). 

Sono entrambi casi in cui è stato possibile lasciare il posto di lavoro con 20 anni di età in meno rispetto a chi, oggi, usufruisce di quota 100. Chi è andato in pensione prima del 31 dicembre 1980 h ora un'età media di 87,6 anni. Tra i 562 mila pensionati baby presenti in Italia, 446 mila sono donne (79,4%) e 115.840 sono uomini (20,6%). Ma gli uomini hanno lasciato prima il lavoro, con una media di 40,6 anni contro i 43,2 anni delle donne. 

Per Renato Mason, segretario Cgia «le pensioni baby sono uno degli esempi più clamorosi di come l'Italia, dopo la crescita registrata nei primi decenni del secondo dopoguerra, abbia successivamente abbandonato l'idea di fondare il proprio futuro sulla solidarietà intergenerazionale».