Uno studio pubblicato su Science Advances il 20 giugno scorso rivela che, subito dopo un picco migratorio, migliora la forza e la sostenibilità economia del Paese che riceve i rifugiati e i tassi di disoccupazione calano. Si è utilizzato un modello matematico utile a fare previsioni sul futuro dopo momenti di shock. In Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Svezia, Portogallo e Regno Unito, sono state esaminate le variabili economiche, dal 1985 al 2015.
I ricercatori hanno misurato i redditi medi nel corso degli anni, dividendo il prodotto interno lordo (PIL) di ogni Paese per il numero di abitanti. Hanno calcolato, poi, il saldo di bilancio, che sottrae la quantità di denaro speso in programmi di welfare, dall'ammontare delle tasse raccolte. E' emerso che, a due anni dall'afflusso di migranti, i tassi di disoccupazione calano e le situazioni economiche migliorano. Ciò dipende, per i ricercatori, dal fatto che i migranti aumentano la domanda del mercato, forniscono servizi, aggiungono posti di lavoro e pagano le tasse. Lo studio ha dimostrato che queste attività economiche superano di gran lunga i costi sostenuti dagli Stati per i nuovi arrivati e ciò si spiega, in parte, col fatto che gli immigrati tendono a essere adulti giovani e di mezza età, quindi, meno dipendenti dai benefici previsti per gli anziani.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)