Ad oggi non esistono dati ufficiali a livello nazionale sui decessi in Rsa legati a Covid-19.
L’unica fonte disponibile è una survey avviata e promossa tra le Rsa dall’Istituto superiore di sanità a partire dal 24 marzo 2020 con l’obiettivo di tracciare i decessi Covid-19 accertati e sospetti nelle strutture avvenuti tra febbraio e aprile.
I risultati non vengono aggiornati dal 14 aprile.
In secondo luogo, l’assenza di politiche di screening a tappeto nelle strutture, salvo un parziale cambio di rotta di alcune regioni (per esempio, Toscana, Emilia-Romagna e Liguria) da fine marzo, ha limitato fortemente l’emersione di casi.
L’indagine dell’Iss ha un tasso di risposta contenuto, tuttavia sembra confermare l’ipotesi che i decessi legati a Covid-19 nelle strutture siano ben superiori a quelli riportati nei bollettini ufficiali.
In sintesi, il 40,2 per cento dei decessi (2.724/6.773) potrebbe essere riconducibile a Covid-19.
Non sono tuttavia disponibili i dati per un confronto con gli stessi periodi degli anni precedenti.
I dati pubblicati da Ats Milano (Agenzia tutela salute) sui decessi nelle Rsa del proprio territorio di competenza sono ancora più allarmanti: il 59,6 per cento dei morti del periodo 20 febbraio – 20 maggio risulta riconducibile al Covid (accertato o sospetto).
Con il passare delle settimane, le evidenze nazionali e internazionali consolidano la consapevolezza che gli anziani ospiti di Rsa sono particolarmente colpiti da forme acute di Covid-19 e che, di conseguenza, registrano alti tassi di mortalità. Tuttavia, la mancanza di dati certi non permette al momento di accedere a conclusioni definitive.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)