Una ricerca internazionale pubblicata sulla rivista della Società Americana di Chimica, coordinata dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Lecce e condotta - tra gli altri - in collaborazione con l'Università di Genova, ha stabilito che le nanoparticelle d'oro riescono a salvare i neuroni dalla morte.
Si aprono così nuove prospettive sia per le malattie neurodegenerative, come l'Alzheimer, sia per quelle neurologiche, come epilessia e ictus, sia per i traumi cerebrali.
Circa 50 volte più grandi delle molecole alla base dei farmaci classici, le nanoparticelle riescono a bloccare in maniera selettiva i recettori localizzati all'esterno delle sinapsi, ossia delle strutture che permetteono la comunicazione tra le cellule nervose.
Uno speciale rivestimento permette inoltre di mantenere inalterata la corretta trasmissione dei segnali nervosi, evitatando l'eccessiva attivazione che induce i neuroni alla morte.
Viene in questo modo contrastata l'azione del glutammato, il neurotrasmettitore normalmente coinvolto nella comunicazione tra i neuroni, ma che in alcunni casi può stimolarli eccessivamente fino a causarne la degenerazione e la morte.
Questo fenomeno è frequente in molte malattie neuroinfiammatorie e neurodegenerative, quali, appunto, la malattia di Alzheimer, ma anche in altre malattie del sistema nervoso, come l'epilessia e l'ictus, e nei traumi cerebrali.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)