I vecchi ospizi erano luoghi cupi e squallidi, dove ci si limitava a «custodire» e nascondere vecchiaia, dipendenza, inabilità, morte. Le odierne RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) vogliono essere luoghi che accolgono e accompagnano persone che si apprestano a vivere l’ultima parte della loro vita.
Competenza, professionalità, ma anche sensibilità ed empatia sono i prerequisiti di chi vi opera. Qual è, però, l’esperienza di donne e uomini che, per lavoro, nutrono, lavano, vestono e accarezzano quotidianamente corpi sofferenti e devono sopportare lutti, certo più lievi di quelli dei familiari di chi muore, ma continui, per anni e anni?
Un po’ per volta, la familiarità con il lutto cambia l’umore, il carattere, il modo di percepire il mondo, la vita, il senso delle cose. A volte, forse, arricchisce, apre occhi e mente. Ma a che prezzo?
Questo libro espone i risultati di una ricerca qualitativa basata su 230 interviste a operatori che lavorano in RSA. Non presenta statistiche, non analizza (non sistematicamente) numeri e percentuali: è un libro di narrazioni, ed è però anche un report scientifico, ossia uno strumento per conoscere e comprendere.
(Fonte: www.erickson.it)