L’esperienza di Hogewey, in Olanda, dove vivono persone con demenza, in un quartiere con piccole residenze e negozi e anche un ristorante dove i pazienti sono protetti ma non sembrano malati, sta per essere replicata in Italia. Sono tre i progetti in diverse fasi di realizzazione (costo dagli 8 ai 10 milioni di euro, apertura prevista 2018). Marco Predazzi, “Fondazione Il Melo”, ha progettato “Il Villaggio A” a Cardano al Campo (Varese): «L’idea è quella di restituire a queste persone il diritto a una vita civile, perché l’Alzheimer più che in un ambiente sanitario va curato con la relazione, cercando di ridare alle persone quella normalità da cui la malattia tende a estraniarle. Una provocazione? Bisogna sottrarre il più possibile i malati ai medici e ai camici (quindi anche al sottoscritto)». Roberto Mauri, della cooperativa “La Meridiana”, a Monza sta lavorando per «Il paese ritrovato» e dice: «La vera sfida è ribaltare il paradigma di cura: dalla dimensione puramente assistenziale all’accompagnamento. Al villaggio non si vedrà tanto l’intervento sanitario, quanto un intervento di controllo e accompagnamento, che restituisca alle persone il senso della loro libertà. Libertà protetta, ma libertà. Sulla piazza interna ci saranno i negozi, il parrucchiere, la cappella. Questo significa migliore qualità della vita anche per i familiari, con la possibilità di recuperare i rapporti in un ambiente che riduce lo stress». Anche la geriatra Luisa Bartorelli, fondatrice di Alzheimer Uniti, e project manager del villaggio che si sta costruendo a la Bufalotta, un quartiere di Roma, sottolinea che «il punto cruciale è lo stile di vita. Vogliamo creare un ambiente in cui le persone possano condurre una vita il più possibile normale. Stiamo discutendo se mantenere un operatore in ogni casa anche di notte. La normativa lo prevede, ma il mio amico olandese (Eloy van Hal, responsabile dei servizi di Hogewey e consulente del progetto) è contrario, perché l’ambiente deve essere il meno “sanitarizzato” possibile».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)