L’invecchiamento della popolazione bellunese rischia di rendere sempre più insostenibile non solo l’economia provinciale ma anche l’intero sistema sociale e sanitario.
Per questo servono politiche capaci di sostenere sì gli anziani, ma anche i giovani e le famiglie permettendo così di poter tornare a ripopolare il territorio. L’indice di dipendenza strutturale (cioè quanti individui ci sono in età non attiva ogni 100 in età attiva) è preoccupante: se oggi il 61,9% della popolazione non lavora più, nel 2030 questa percentuale salirà al 70,9%.
A questo si aggiunge anche una diminuzione della popolazione che dai 201.972 di quest’anno scenderà a 198.891 con una densità abitativa di 56 abitanti per km quadrato, e un saldo naturale tra nati e morti pari a -1289. Non solo quindi la società bellunese da qui ai prossimi dieci anni sarà più vecchia, con più problemi sanitari a causa delle malattie croniche, ma anche più povera a causa della precarietà del lavoro e dei salari bassi e diventerà insostenibile finanziariamente in quanto la forza lavoro sarà inferiore ai pensionati.
Si pone una sfida importante per i Comuni che sempre più dovranno venire in aiuto ai bisogni di anziani poveri e soprattutto soli, senza nessuno che possa contribuire alle spese e che possa prendersene cura, ma anche allo Stato che dovrà prevedere politiche ad hoc. Importante sarà una programmazione dei comuni che possano non solo organizzare degli eventi per stimolare la socialità degli anziani, ma che preveda anche i mezzi necessari per garantire loro l’accessibilità a queste iniziative: quindi un trasporto non solo socio-sanitario, ma anche ricreativo. E' importante evitare l’isolamento. Bisognerà pensare anche a potenziare una assistenza sanitaria domiciliare che sia in grado di sostenere queste persone a casa loro.
Programmare politiche di invecchiamento attivo, aiutare gli over 65 ad entrare in sintonia anche con la tecnologia per poter accedere ai servizi sanitari da remoto.
(Sintesi redatta da: Mayer Evelina)