Una storia particolare, quella di Luigi Ferri che non ancora tredicenne, fu tra i primi a denunciare i crimini commessi ad Auschwitz. Qui era arrivato il 1° luglio 1944, dalla Risiera di San Sabba di Trieste, insieme alla nonna Rosa Gizelt, settantaquattrenne e fino alla liberazione visse a Birkenau. Il motivo per cui si salvò lo racconta lo studioso italo-americano di cultura ebraica, Gabriele Boccaccini. Era nato da padre ebreo e madre cattolica e fu battezzato per decisione dei genitori nel 1932, diventando un cattolico ariano. Alla morte del padre viene affidato alla nonna, poi al secondo matrimonio della madre la raggiunge a Roma.
Torna a Fiume dalla nonna per sfuggire alla guerra arrivata nella capitale, va alle scuola pubblica ed impara ail tedesco. Da Fiume si trasferiscono a Trieste, dove la nonna viene catturata, lui viene rilasciato perchè ariano ma si rifiuta di lasciarla e vengono deportati tutti e due ad Auschwitz. Dapprima lo lasciano con la nonna, poi passò dalla parte maschile, dove avrebbe dovuto andare nelle camere a gas, ma fu salvato dal dottor Otto Wolken, ebreo austriaco, che lo protesse e poi, grazie al fatto che conosceva il tedesco, fu inviato in infermeria.
Da allora restò con il dottor Wolken fino alla liberazione. Dopo la sua testimonianza ed un intervista negli anni 60 al «Frei Welt» ha scelto il silenzio e di rimanere nell’ombra.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)