Nei malati di Parkinson si notano rigidità e lentezza dei movimenti che provocano grave compromissione del cammino con improvvisi episodi di cosiddetta festinazione (piccoli passi affrettati) o all’opposto di freezing (congelamento dei passi). Per evitare le cadute e le lesioni che ne derivano i pazienti adottano particolari accorgimenti: ad esempio camminare al ritmo del metronomo usato per solfeggiare le note.
Ad esempio molti sollevano le ginocchia come se marciassero. Tale andatura, detta steppage, contrasta la tendenza a cadere in avanti, già notata da James Parkinson (il medico che per primo descrisse, nell’Ottocento, la malattia che porta il suo nome, ndr) quando diceva che i malati sembravano rincorrere la loro ombra per l’atteggiamento chino in avanti che assumevano. Solo con speciali trattamenti fisioterapici di training dinamico posturale i pazienti possono imparare a usare le informazioni sensitive del corpo, quelle visive o quelle cocleari dell’equilibrio ricavando un corretto allineamento della colonna vertebrale.
Nessuno aveva mai cercato di sistematizzare l’infinita messe di strategie compensatorie, ma i ricercatori olandesi della Radboud University di Nijmegen diretti da Anouk Tosserans hanno pubblicato sull’ultimo numero di Neurology una ricerca su 4.324 pazienti con cui ne hanno enucleate 7: mimare i passi di chi precede, camminare all’indietro, contare i propri passi, usare la cyclette, gattonare, rilassarsi e girarsi con ampie curve. Oltre a evidenziare che né i pazienti, né i medici le conoscono tutte, hanno dimostrato che una può andar bene per una persona, ma non per un’altra. La loro efficacia cambia poi a seconda del contesto in cui sono eseguite (a casa o in palestra per esempio), nonché in funzione del sesso, dell’età, del tempo trascorso dall’inizio della malattia e della presenza di complicanze come il freezing e, soprattutto, della capacità di metterle in atto: chi non riesce a stare in piedi non può ovviamente avvalersi né di un metronomo, né di suoni ritmici.
Un aiuto per tutti viene dai cosiddetti Walking Device, protesi per la deambulazione, come girelli o stampelle quadripodi, che, allargando la base d’appoggio, danno maggior mobilità al centro di gravità corporea e ampliano l’estensione dei movimenti. Migliorano equilibrio e mobilità e riducono le cadute, facendo così aumentare la fiducia in sé stessi e il senso di sicurezza. Se ne avvantaggiano anche le cosiddette «ADLs, activities of daily living», cioè le attività quotidiane: per chi è affetto dalla malattia di Parkinson, infatti, solo bere un caffè camminando può essere difficile perché non riesce a fare due cose insieme e l’attenzione va sempre focalizzata sui passi.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)