La corsa all’immortalità è la nuova sfida dei Padroni della Rete. Che investono, e tanto, nei laboratori a pochi chilometri dalla Silicon Valley. E' nato così un polo di ricerca che, intanto, ha messo nel mirino la cura del cervello. Sergey Brin, co-fondatore di Google, si sta convincendo che è possibile “curare la morte”. Il suo consulente Ray Kurzweil ne è convinto e già oggi progetta un futuro in cui il suo corpo verrà aggiustato all’infinito, mentre cervello, memoria, carattere e sogni finiranno di qui all’eternità nel “cloud”, la nuvola digitale che promette una conservazione senza data di scadenza. John Ngai, direttore del centro ricerche Functional Genomics Laboratory di Berkeley, esperto di biologia molecolare, si occupa da anni del cervello. E quindi dal suo lavoro possono scaturire scoperte decisive per la cura delle malattie del nostro tempo, quelle che stanno dilagando insieme con la longevità. Parkinson, Alzheimer, demenza, e altre malattie degenerative della mente e del sistema nervoso. Oggi la loro diffusione di massa è una delle ragioni per cui molti di noi resistono all’idea di allungare all’estremo la longevità. Il dott. Ngai dice «Per centinaia di anni la scienza è rimasta bloccata, riguardo alla conoscenza del cervello umano. È il sistema biologico più complesso che esista, almeno su questo pianeta. Ha 80 miliardi di neuroni. Ciascuno dei quali può avere fino a 10.000 connessioni con altri neuroni. Custodiscono i segreti del processo cognitivo, della coscienza e consapevolezza, dei sensi. Ora, per la prima volta, possiamo veramente capire il cervello, trattarlo come un iPhone: smontarlo, osservare le proprietà dei circuiti interni, dei semiconduttori. Ma il cervello non è un iPhone, è complesso da capire quanto l’intero universo. Oltretutto, cambia nel tempo: non solo cambia con le età umane, ma cambia dalla mattina alla sera. È quella che noi definiamo la sua plasticità».
(Fonte: tratto dall'articolo)