Nina Baginskaja, 74 anni è tra i veterani dell’opposizione bielorussa, e giorni fa è finita in testa alla Grande Marcia delle donne per la Solidarietà di Minsk con la sua immancabile bandiera biancorossobianca.
Ha iniziato a scendere in piazza nel 1988, nell'allora Repubblica socialista sovietica bielorussa e non si è più fermata. Ha fatto e subito innumerevoli scioperi della fame, detenzioni e multe; il regime le ha confiscato anche mezza pensione e la dacia per riscuotere i crediti.
Ma lei non si piega, e porta in giro la bandiera della Repubblica popolare bielorussa che durò dal 1918 e al 1919, adottata anche nei primi 5 anni di indipendenza dal regime sovietico, poi sostituita nel 1995 da Lukashenko con la versione sovietica rossoverde attraverso un controverso referendum. Dopo le presidenziali quella bandiera è diventata il vessillo delle proteste per un sesto mandato di Lukashenko.
Nina è sempre in prima linea, ed è speranzosa, grazie alla vasta adesione che si registra nella popolazione, che alla fine questa dittatura terminerà. Alla Marcia delle donne erano presenti altre 10mila donne, ma ci sono state forti pressioni sulla stampa, con ritiro dei lasciapassare per i media stranieri, con espulsioni ed arresti di giornalisti.
Però gli agenti in tenuta antisommossa non sono intervenuti davanti a Nina e alle altre donne che brandivano solo bandiere, fiori e striscioni. Per la terza domenica consecutiva è stata indetta una grande marcia ma si teme che la polizia, nel giorno del sessantaseiesimo compleanno di Lukashenko non saranno più così clementi.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)