Le Rsa spagnole stanno riaprendo a poco a poco per accogliere nuovi utenti. Dopo mesi di chiusura, questi centri stanno ora cercando di ritrovare la normalità. Ogni nuova ammissione - come quella di Charo, 83 anni, che poche settimane fa ha occupato uno dei posti vacanti nella casa di cura La Rambla a Barcellona - è festeggiata con palese entusiasmo. Il trasferimento di nuovi utenti è la prova che il dramma vissuto in quell'universo è quasi già storia. Così come la tranquillità che si respira ora nella maggior parte delle case di cura, dove regna una quotidianità molto più rilassata. E, cosa più positiva, l'ottimismo comincia ora a diffondersi anche tra quelle famiglie che durante la pandemia si sono prese cura dei parenti non autosufficienti in casa, non osando portarli in una Rsa.
Alberto Naveros, il figlio di Charo, è una di quelle persone che - prima di ricoverare la madre in una struttura - hanno aspettato che i vaccini somministrati nelle case di cura facessero effetto. "Se non fosse stato per la pandemia, afferma, avremmo già preso questa decisione molti mesi fa, perché crediamo che nel suo stato il posto migliore per lei in questo momento sia una residenza". Charo è stata tra i primi a fare il suo ingresso in una residenza, dopo la loro riapertura. "Prima di portarla al centro, ci siamo assicurati che tutti gli utenti erano già stati vaccinati", rivela Alberto. Quella era una condizione ineludibile per fare il passo. La tranquillità ritrovata nelle case di cura con i vaccini non si è, almeno per ora, tradotta in un allentamento delle misure anticovid. Charo, ad esempio, ha dovuto rispettare una quarantena di dieci giorni prima di poter condurre una vita normale nella sua nuova casa.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)