L'autore racconta l'emergenza del Coronavirus vista dagli occhi degli over 65.
La generazione dei nati negli Anni '50 viene considerata ora vulnerabile.
Sono le persona che hanno vissuto il dopoguerra, l'impegno della ricostruzione, che hanno lavorato e trovato, per la maggior parte il benessere. Sono quelli che sono andati in pensione dopo un grande impegno. Quelli che hanno coperto i buchi del welfare con il loro impegno da nonni, aiutando una situazione sociale non gestita con intelligenza. E sono sempre loro che tanto contributo danno al mondo del volontariato. Per questo viene sentito come un abuso l'idea ventilata di lasciare solo loro ancora chiusi in casa, che tra l'altro, sarebbe stata una soluzione non costituzionale. In tanti anziani, è vero, sono morti, da soli. E' chiaro che gli anziani hanno più paura di altri, ma non vogliono essere l’oggetto speciale di questa pandemia.
Perchè ciò che documenta la loro vita è altro, e reclamano la dignità di fare le stesse cose degli altri con tutti i loro acciacchi ma con l'amore e la stessa passione che ha animato le loro vite e fatto grande l’Italia.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)