E’ stata presentata Roma presso la sala Aldo Moro di Montecitorio la ricerca “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento attivo”, promossa da Auser.
Una fotografia senza sconti sul cambiamento demografico in atto e su come vengono assistiti gli anziani nel nostro Paese, con forti disparità fra Nord e Sud.
Il modello italiano di domiciliarità e residenzialità sta mostrando sempre di più forti limiti di inadeguatezza, con tagli ai servizi socio assistenziali e scarse risorse. Mentre le famiglie che assistono gli anziani sono sempre più in affanno e sole.
Alla domiciliarità ricorrono circa 2,5 milioni di anziani, mentre nelle oltre 12.200 strutture sparse sul territorio nazionale trovano assistenza poco più di 278.000 anziani con una netta riduzione dei posti letto fra il 2009 e il 2013 di oltre il 23%.
I dati della Ragioneria Generale dello Stato parlano chiaro e sono più che un campanello d’allarme: la spesa per l’assistenza di lunga durata dal 1,9% del Pil nel 2015, passerà al 3,2% del Pil nel 2060.
La Ricerca mette in evidenza come per la prima volta nella storia del Paese, la copertura dei servizi e degli interventi per anziani non autosufficienti presenta tutti segni negativi: diminuiscono gli anziani presi in carico nei servizi di assistenza domiciliare; diminuiscono del 9,1% tra il 2009 e il 2013 gli anziani nei presidi residenziali; segno meno anche per il numero di anziani con indennità di accompagnamento; diminuiscono i fondi statali; diminuisce del 7,9% la spesa per i servizi sociali di regioni e comuni. Diminuisce del 4,1% l’occupazione stabile nei presidi mentre schizza in avanti del 28,1% il volontariato, sempre nel periodo 2009-2013.
(Fonte: tratto dall'articolo)