Così la presidente dell’Istituto Giuseppe Cannarella, Maria Pia Garavaglia, commenta i recenti fatti di cronaca che hanno portato alla scoperta di diverse Rsa che presentavano numerose e gravi irregolarità.
“Sono molto grata ai NAS, dichiara, che in tempo di Covid-19 opportunamente si dedicano al controllo delle strutture in cui sono ospitati gli anziani. Recentemente hanno segnalato irregolarità nel 16% delle ispezioni e sospesa l’attività assistenziale in 4 RSA. Sono tutte del sud, tranne una struttura di Bologna. Sono dati presentati come denuncia generica, molto dannosa per il ruolo essenziale che le vere RSA offrono alle famiglie e agli anziani bisognosi di assistenza sociosanitaria qualificata. Bisogna avere il coraggio di non chiamare RSA strutture che nulla hanno a che fare per standard organizzativi, di personale, di attività di cura. Creano solo frustrazione negli operatori preparati e dediti, colpevolizzano i familiari che abbandonerebbero i loro cari in ‘lager’, destituiscono di credibilità istituzioni e amministratori corretti”.
Durante il suo mandato come ministro della Sanità aveva proposto dei protocolli di sicurezza che prevedevano anzitutto la verifica della gravità del dato. Poi la richiesta di eventuali prescrizioni da attuare in un dato tempo. E ad una successiva verifica di inadempienze, la sospensione dell’attività e la denuncia.
Senza una comunicazione scandalistica che avrebbe provocato una condanna all’intero settore da parte dell’opinione pubblica.
Settore che mantiene, secondo quanto afferma, un grande valore assistenziale, etico ed economico.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)